Il Bel Zebu’
Il Bel Zebu’ e’ la scena della vita, trasposta all’interno di un qualunque dei locali che adornano ogni mondo. E’ un luogo che per anni ho frequentato, come onesto bevitore ben pagante o come rigido e composto direttore. Come a ognuno poi di noi suole accadere. Li’ ho visto anime narrarsi come al circo, una ad una al cambio scena, sorprese tra le sedie e i gusci di nocciola. Il gusto della vita, tra quello del Martini ed i colpi di scontrino. E come nella vita, c’e’ il vero solo in parte, l’apparir che non appaga, ed il triste vero scosto eppure scorto, pronto a galleggiar quandunque si trascuri il minimo dettaglio o il parar la linea affissa che ogn’ora ci precede. Per quanto si rifiuti, il vero e’ il triste, il falso e’ gioia. Fa male, ma rincorro inevitabili ragioni, calpestando l’orme di questa stupida follia.
“Ed ora vedo anime
vestite di snatura,
rincorse dal coraggio
di piu’ gradi,
o dalla solita
alcolica postura!”
Re nato
L’incontro con un uomo che da solo ha fatto storia, come detto dentro al brano. Un incontro pieno di calma e di entusiasmo, vissuto con l’onore di chi arriva incontro a un grande, ed ancor si immagina che il grande poi respiri d’altre arie. Forse la scoperta piu’ importante e riempitiva e’ il capir che il grande e’ solo uomo, e finche’ solo uomo si permane, e’ ancor di piu’ quel grande che si vuole. Ogni piccolo richiamo alle sue terren nature o solo pecche, ha in fondo il poter d’amplificare l’orgoglio interno, immenso, di conoscere quell’uomo.
“Nel patio che illude
la ragione,
laddove un re moderno
poso’ l’ombra dei suoi passi,
scorgo nell’appeso dell’ingresso
il catalogo completo
di mille filastrocche
ben cantate,
vendute al mondo intero
per l’arringa e la cultura
di milioni di destini.
Milioni.”
I giorni dei funerali di Zio Antonio
Non ci sono in genere parole che descrivano efficaci un uragano, o per mettere su carta, in modo chiaro, il peso insopportabile del lutto. Alcune parole, pero’, sorgono in vero poi spontanee, a liberare i tuoi contorni dalle osmotiche pressioni di un flusso che sprigiona troppo intenso. E lasci che la lacrima s’accenda, battendo tutti i tasti che conosci. Perche’ sai che in ogni caso la natura ha il suo buon gioco, e noi, ancora i noi che respiriamo, non possiamo che fruir dell’emozione. Queste, son quelle parole.
“In quel momento
il velo che ti copre
e’ la pelle che da tempo
ti racchiude,
contratta ed inespressa
a trattener quel che ribolle,
per non disperdere
nel mondo
quegli atomi che insieme
fanno uomo."
Orinella
Ci son anime che s’alternano nel corso, alle tante cose buone che si vedono apprezzate. Dove il giovane apprende i suoi destini e dove chi lo era, giovane e destino, si rivede senza tema, in quel corso e’ ignobile e malvagio curar pareti e strisce in terra con apocrife elegie di vani appigli. La cultura di conquista ormai non ha piu’ senso, se non si voglia in nuovo coltivar creature e poi i domani offesi dalla sete, attaccati alla fontana d’un poter che sa di acqua, ma non ne ha la stessa nobile sostanza. Per cui, percio’, per questo, e’ condanna il solo esister vecchio stile che fino a ieri ha inciso sulla pelle d’esser uomo, la catastrofe d’un mondo che non gira.
“Nel brodo di chi vomita
solo per sentir
dell’unto in gola,
io non passo neanche
il freddo di un coltello.
Ritraggo,
a chieder se l’onor
l’ha mai raggiunta
o cosa prova
nel mattin
che tutto nasce
e lei mi muore.”
Canzone per Butz Montoro
Le note, tra le sette, sono scelte personali ed arbitrarie, compagnia ad effetto per il ballo centenario della vita.
“Ohi passione ed eleganza,
e i bottoni che si apron nel portone,
le mani che si intrecciano in un fiume,
arricciati come l'edera che danza.”
L’altra dimensione
Il tributo ad un odierno che s’avvera, come ben sperato nel tempo in cui del volto mio dipinsi scenari e sensazioni. Da quel tempo molte cose son cambiate, son passate, ed ognuno, in noi, s’e’ tramutato nel destino che attendeva, o trasferito poi nei panni di chi invecchia. Il saper comunque realizzate le mire d’un traguardo, e’ gioia che rastrema, e collante naturale per l’impalco d’un altro insostenibile sorriso.
“Ecco,
son disteso in fin del giorno
a prendermi sul serio
e non destarmi.
Cosi' dell'onda mi ricopro
ad ogni giorno
sorpreso
di confondermi nel vento.
Ma ho un male che mi ospita
nel cuore
il grigio d'un riverbero d'amore
ad ogni passo che scalzando
mi sorpassa.”
Inamore
In amore, con l’amore, e’ chairo e si intuisce che si e’ giunti alla porta del sorriso; ma ci son cuspidi ancestrali di cui non si sa dire, che connubiano l’istinto percepito di ciascuno e la voglia ed il bisogno della coppia, la coscienza di un incontro che non gira e il grigiore d’altre notti a sonnecchiare, il vigor degli anni ben valenti e l’idioma di un futuro che non lega. In quegli attimi compresi da chi e’ sparso per il mondo, s’architetta in fondo il vero soliloquio del guerriero, o forse il solo singhiozzare d’un buon cuore.
“Non libro, ma calco,
non guardo ma osservo,
non temo e non subisco
nessun cedere interiore,
non radio e non emano
nessun sintomo d’amore.”
Il cassetto della nonna
Scrivere per scrivere, mi dico componendo, ma nel dentro mi confino bene al fuor delle mie mura, convinto di lasciar disperso per il mondo il succo della vita che ho vissuto. Non lascero’ comuni, ne’ contrade, non castelli, e forse neanche quattro mura; ma so che ogn’ora che trasudo, asciugata con le tracce dei miei capitoli, e’ sofferenza spesa nell’onor di chi verra’, affinche’ faccia tesoro di cio’ che m’ha sconfitto, e sussulti per cio’ che invece puo’ sorprendere inatteso.
“Perche’ scriver
m’e’ compasso,
e’ misurato archeggio
fra le pagine del tempo
a scolpir nella materia
il profilo d’un bel suono
e il bisogno di capire.”
Il ballo della Margherita
Di nuovo, le note van scelte soggettive ed arbitrarie. Il ciascuno che rende personale l’amore che e’ per tutti. Che sia una qualunque Margherita, o quella tua vera, unica, splendida, inconfrontabile passione.
“Ti togliero' il respiro
sussurrando,
sorprendendoti in silenzio
tra le righe del cuscino;
ti anneghero' tra le mie risa,
sognando fra le voci dei delfini;
affondero’ il tuo cuore
nel mio mare,
scolpiro' un altare
d’intonaco e calore."
* * *
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