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Dietro le porte che non aprirai

 

Introduzione

 

                       

Selvaggia

Un ritratto passionale ed amaro, appassionato e reale; il profilo di una donna, ragazzina, colpita duramente dagli eventi della vita che fin dall’alba l’han sporcata di macchie indelebili ed oscure. Ma anche un’anima guerriera, oltremodo acerba, tenace e coraggiosa, che dai dubbi della stessa sua esistenza sa donar di petto sensazioni e buon calore, fino a legarsi addosso, arreso, chiunque si avvicini. E’ forse il contrappeso della sorte: togliere per ammortizzare il troppo ormai concesso, con un dosaggio forse un po’ maldestro in entrambe le occasioni.

                                                                                                                               

“Lei, lei,

mi prende tra le spighe

ancor

che non son grano

mi lega tra le maglie,

mi spinge

in fondo al meglio;

ma voglio, e so,

che torni ad essere vero

quel mio dire,

solitudine prezzar

che adesso dolgo.”

 

 

 

Il Bel Zebu’

Il Bel Zebu’ e’ la scena della vita, trasposta all’interno di un qualunque dei locali che adornano ogni mondo. E’ un luogo che per anni ho frequentato, come onesto bevitore ben pagante o come rigido e composto direttore. Come a ognuno poi di noi suole accadere. Li’ ho visto anime narrarsi come al circo, una ad una al cambio scena, sorprese tra le sedie e i gusci di nocciola.  Il gusto della vita, tra quello del Martini ed i colpi di scontrino. E come nella vita, c’e’ il vero solo in parte, l’apparir che non appaga, ed il triste vero scosto eppure scorto, pronto a galleggiar quandunque si trascuri il minimo dettaglio o il parar la linea affissa che ogn’ora ci precede. Per quanto si rifiuti, il vero e’ il triste, il falso e’ gioia. Fa male, ma rincorro inevitabili ragioni, calpestando l’orme di questa stupida follia.

 

Ed ora vedo anime

vestite di snatura,

rincorse dal coraggio

di piu’ gradi,

o dalla solita

alcolica postura!”

 

 

 

Re nato

L’incontro con un uomo che da solo ha fatto storia, come detto dentro al brano. Un incontro pieno di calma e di entusiasmo, vissuto con l’onore di chi arriva incontro a un grande, ed ancor si immagina che il grande poi respiri d’altre arie. Forse la scoperta piu’ importante e riempitiva e’ il capir che il grande e’ solo uomo, e finche’ solo uomo si permane, e’ ancor di piu’ quel grande che si vuole. Ogni piccolo richiamo alle sue terren nature o solo pecche, ha in fondo il poter d’amplificare l’orgoglio interno, immenso, di conoscere quell’uomo.

 

“Nel patio che illude

la ragione,

laddove un re moderno

poso’ l’ombra dei suoi passi,

scorgo nell’appeso dell’ingresso

il catalogo completo

di mille filastrocche

ben cantate,

vendute al mondo intero

per l’arringa e la cultura

di milioni di destini.

Milioni.”

 

 

 

I giorni dei funerali di Zio Antonio

Non ci sono in genere parole che descrivano efficaci un uragano, o per mettere su carta, in modo chiaro, il peso insopportabile del lutto. Alcune parole, pero’, sorgono in vero poi spontanee, a liberare i tuoi contorni dalle osmotiche pressioni di un flusso che sprigiona troppo intenso. E lasci che la lacrima s’accenda, battendo tutti i tasti che conosci. Perche’ sai che in ogni caso la natura ha il suo buon gioco, e noi, ancora i noi che respiriamo, non possiamo che fruir dell’emozione. Queste, son quelle parole.

 

“In quel momento

il velo che ti copre

e’ la pelle che da tempo

ti racchiude,

contratta ed inespressa

a trattener quel che ribolle,

per non disperdere

nel mondo

quegli atomi che insieme

fanno uomo."

 

 

Orinella

Ci son anime che s’alternano nel corso, alle tante cose buone che si vedono apprezzate. Dove il giovane apprende i suoi destini e dove chi lo era, giovane e destino, si rivede senza tema, in quel corso e’ ignobile e malvagio curar pareti e strisce in terra con apocrife elegie di vani appigli. La cultura di conquista ormai non ha piu’ senso, se non si voglia in nuovo coltivar creature e poi i domani offesi dalla sete,  attaccati alla fontana d’un poter che sa di acqua, ma non ne ha la stessa nobile sostanza. Per cui, percio’, per questo, e’ condanna il solo esister vecchio stile che fino a ieri ha inciso sulla pelle d’esser uomo, la catastrofe d’un mondo che non gira.

 

 

Nel brodo di chi vomita

solo per sentir

dell’unto in gola,

io non passo neanche

il freddo di un coltello.

Ritraggo,

a chieder se l’onor

l’ha mai raggiunta

o cosa prova

nel mattin

che tutto nasce

e lei mi muore.”

 

 

 

Canzone per Butz Montoro

Le note, tra le sette, sono scelte personali ed arbitrarie, compagnia ad effetto per il ballo centenario della vita.

 

Ohi passione ed eleganza,

e i bottoni che si apron nel portone,

le mani che si intrecciano in un fiume,

arricciati come l'edera che danza.”

 

 

 

L’altra dimensione

Il tributo ad un odierno che s’avvera, come ben sperato nel tempo in cui del volto mio dipinsi scenari e sensazioni. Da quel tempo molte cose son cambiate, son passate, ed ognuno, in noi, s’e’ tramutato nel destino che attendeva,  o trasferito poi nei panni  di chi invecchia. Il saper  comunque realizzate le mire d’un traguardo, e’ gioia che rastrema, e collante naturale per l’impalco d’un altro insostenibile  sorriso.               

                   

 

“Ecco,

son disteso in fin del giorno

a prendermi sul serio

e non destarmi.

Cosi' dell'onda mi ricopro

ad ogni giorno

sorpreso

di confondermi nel vento.

Ma ho un male che mi ospita

nel cuore

il grigio d'un riverbero d'amore

ad ogni passo che scalzando

mi sorpassa.”

 

 

 

Inamore

In amore, con l’amore, e’ chairo e si intuisce che si e’ giunti alla porta del sorriso; ma ci son cuspidi ancestrali di cui non si sa dire, che connubiano l’istinto percepito di ciascuno e la voglia ed il bisogno della coppia, la coscienza di un incontro che non gira e il grigiore d’altre notti a sonnecchiare, il vigor degli anni ben valenti e l’idioma di un futuro che non lega. In quegli attimi compresi da chi e’ sparso per il mondo, s’architetta in fondo il vero soliloquio del guerriero, o forse il solo singhiozzare d’un buon cuore.

 

Non libro, ma calco,

non guardo ma osservo,

non temo e non subisco

nessun cedere interiore,

non radio e non emano

nessun sintomo d’amore.”

 

 

 

Il cassetto della nonna

Scrivere per scrivere, mi dico componendo, ma nel dentro mi confino bene al fuor delle mie mura, convinto di lasciar disperso per il mondo il succo della vita che ho vissuto. Non lascero’ comuni, ne’ contrade, non castelli, e forse neanche quattro mura; ma so che ogn’ora che trasudo, asciugata con le tracce dei miei capitoli, e’ sofferenza spesa nell’onor di chi verra’, affinche’ faccia tesoro di cio’ che m’ha sconfitto, e sussulti per cio’ che invece puo’ sorprendere inatteso. 

 

 “Perche’ scriver

m’e’ compasso,

e’ misurato archeggio

fra le pagine del tempo

a scolpir nella materia

il profilo d’un bel suono

e il bisogno di capire.”

 

 

 

Il ballo della  Margherita

Di nuovo, le note van scelte soggettive ed arbitrarie. Il ciascuno che rende personale l’amore che e’ per tutti. Che sia una qualunque Margherita, o quella tua vera, unica, splendida, inconfrontabile passione.

 

“Ti togliero' il respiro

sussurrando,

sorprendendoti in silenzio

tra le righe del cuscino;

ti anneghero' tra le mie risa,

sognando fra le voci dei delfini;

affondero’ il tuo cuore

nel mio mare,

scolpiro' un altare

d’intonaco e calore."

 

* * *

 

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 Luca Delle Site - Contemporaneamente, poesia d'autore. Aprile 2010. Tutti i contenuti sono protetti dal diritto d'autore